La liturgia di questa domenica ci introduce nel cuore della rivelazione del Dio di Gesù Cristo: «Dio è amore» (1Gv 4,8) afferma San Giovanni nella sua Prima lettera.
Nel Vangelo, che è la continuazione di quello ascoltato domenica scorsa, ci rivela che noi siamo partecipi dell’amore che Dio è attraverso la Pasqua di Cristo: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). La vera sorgente dell’amore è Dio. L’amore proviene dal Padre, passa attraverso il cuore di Gesù e giunge sino a noi. In che modo Gesù ci rende partecipi dell’amore di Dio? «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando» (Gv 15,13-14). Gesù ha offerto la sua vita per ciascuno di noi salendo sulla croce e così Egli ha rivelato chi è Dio attraverso il dono totale di sé. Questo dono è permanentemente presente nella Chiesa e nella nostra vita quotidiana nell’Eucaristia chiamata da San Tommaso d’Aquino “Sacramentum caritatis”, Sacramento dell’amore. Noi siamo chiamati a rimanere in questo amore, a non rifiutarlo nell’egoismo, con un comportamento indegno della nostra vocazione cristiana. Si tratta, dunque, di non vivere un amore superficiale o solo sentimentale – un amore ridotto a solo sentimento non è un amore autentico – ma un amore effettivo e fecondo che divenga una stabile disposizione del nostro essere. Questo sarà possibile nella misura in cui la nostra amicizia con il Risorto, la nostra quotidiana consuetudine con Lui diviene un momento irrinunciabile della nostra giornata. Solo scegliendo questo, solo volendo questo nella nostra vita crescerà l’amore di Dio proprio a partire dalla semplice eppure decisiva decisione di avere del tempo per Dio e così gli manifestiamo il nostro desiderio di donare a Lui la nostra vita.