Gesù si manifesta come profeta. Annuncia il giudizio di Dio: smaschera le falsità, le idolatrie, e ci comunica la volontà di Dio. Nella sinagoga di Nazaret, Egli invita gli astanti a conversione. Non lo fa per bacchettare, per ricollocarci sulla via della moralità nel caso avessimo deviato; per sollecitare il rispetto delle regole religiose. L’esortazione nasce dall’amore che Dio ha per l’uomo; dal desiderio di donarci la sua stessa natura. “Dico queste cose… perché abbiano in se stessi la pienezza della gioia” (Gv 17,13). Il Maestro porta alla luce le nostre infedeltà, per far risplendere la fedeltà di Dio; mostra le nostre cadute, per aiutarci a rialzarci. Questo vorrebbe fare con i suoi compaesani, nel racconto evangelico. Ma non riesce. Quegli uomini aspettano dei segni, che non arrivano immediatamente e secondo gli schemi attesi: Gesù opererà poco dopo questo episodio, non a Nazaret, ma a Cafarnao. I nazaretani si indignano a tal punto che tentano di uccidere Gesù. Non sono riusciti a entrare nella logica di Dio: logica di amore generoso e gratuito, verso tutti. Non hanno compreso il significato profondo dei versetti di Isaia, destinati a farsi carne nella persona di Gesù: “Lo Spirito del Signore mi ha mandato… ad annunziare l’anno di grazia” e “Oggi si è compiuta questa scrittura”. Come a dire: “Sono qui per voi, gente di Nazaret. Sono qui per ogni uomo, qualunque sia la sua origine e la sua cittadinanza. Per dimostrarvi la veridicità di quanto vi dico, non inizio da Nazaret a compiere miracoli e guarigioni, ma da Cafarnao”. Dio distribuisce i suoi doni a chi vuole. Ma la sua volontà non segue la logica delle celebrità di questo mondo: non è una volontà bizzarra e capricciosa. “A chi vuole” significa a tutti, a prescindere dal merito. Sempre nel capitolo 4, nella sinagoga di Cafarnao, Gesù libera l’uomo posseduto dallo spirito impuro; uscito, guarisce la suocera di Simone; al calar del sole guarisce persone affette da varie malattie e scaccia demoni. Senza chiedere referenze. Ci è richiesto un cambio di mentalità, per accettare che l’amore di Dio è Agape (II lettura): gratuito, non esclusivo, verso tutti, anche i nemici.