Nel Vangelo di questa quinta domenica di Pasqua il Signore risorto parla di sé come la vera vite e di noi come i tralci della vite i quali non possono vivere né portare frutto se non rimanendo uniti alla vite.
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia» (Gv 15,1-2). È una parola severa che viene detta: ciò che non porta frutto viene tagliato. Volgendo la frase al positivo comprendiamo, di conseguenza, che per rimanere unito a Cristo dobbiamo portare frutto, dobbiamo far scorrere in noi la sua vita.
Nello stesso tempo questo insegnamento prosegue: «E ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Gv 15,2). Forse rimaniamo sorpresi nel sentire che anche il tralcio fecondo viene potato ma, appunto, viene potato non divelto dalla vite. Chi rimane vitalmente unito a Cristo non sarà esente dalle prove ma se in esse il cristiano persevera godrà, nella sua vita, di una maggiore fecondità cioè una vita sempre più autentica e lieta. Si tratta della nostra personale partecipazione al mistero pasquale: affrontare le prove uniti a Cristo ci conduce sempre e di nuovo a godere di una più intensa partecipazione alla vita autentica che il Risorto dona.
Ma tutto questo dipende da una condizione: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,4-5). Questo rimanere in Cristo possiamo comprenderlo come un abitare, un dimorare in Lui. Tanto più la nostra vita interiore non rimane chiusa in se stessa ma si lascia ospitare dal Cuore di Cristo attraverso la preghiera personale, l’ascolto della Parola di Dio e la partecipazione alla Santa Messa che culmina nella comunione Eucaristica tanti più la nostra vita sarà ricca della novità di Dio e, solo così, abbonderà dei grappoli maturi e dolci irrorati dalla linfa che scorre nella vera vite che è l’amore di Dio.