Nella seconda domenica del Tempo di Quaresima la Sacra Liturgia ci conduce alla vetta del monte Tabor per contemplare il mistero della Trasfigurazione del Signore anticipo, nel pellegrinaggio quaresimale, della glorificazione di Gesù nella risurrezione. Infatti, nell’affascinante avvenimento della Trasfigurazione Gesù manifesta la sua gloria prima del sacrificio della croce, Dio lo proclama suo Figlio e invita i discepoli – dunque tutti noi – ad ascoltarlo.
In tal modo la Trasfigurazione illumina Gesù prima della passione e ci permette di entrare in essa sapendo che si tratta di una “passione beata” perché è la rivelazione straordinaria dell’amore di Dio per noi.
E così la Trasfigurazione ci permette di entrare in modo adeguato nella Risurrezione del Signore. «Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”» (Mc 9,7). Attraverso questa rivelazione inattesa sappiamo che colui che muore ed è glorificato non è un semplice uomo ma è il Figlio di Dio che è divenuto uomo per salvarci. Allora la risurrezione non è una vittoria che giunge in modo inatteso, ma la manifestazione nella sua più assoluta pienezza della gloria filiale di Cristo.
Per questo San Pietro nella sua Seconda Lettera ci dice che proprio attraverso la Trasfigurazione possiamo entrare nella conoscenza profonda del mistero del Figlio di Dio che, nella professione della nostra fede, proclamiamo «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero». La vita cristiana è una contemplazione continua di Gesù Cristo. Nessuna saggezza umana, nessun sapere possono penetrare il mistero della rivelazione. Solo nella preghiera possiamo tendere a Cristo e cominciare a conoscerlo.