Il Vangelo di oggi parla di un fico piantato in una vigna. Il proprietario va a cercare i frutti di quel fico: non gli importa delle altre piante, vuole raccogliere da quell’albero. È rigoroso quel “tale”, drastico, oggettivo: se il fico non ha dato frutti bisogna tagliarlo, sfrutta il terreno per niente. Ma il vignaiolo manifesta tutta un’altra attitudine: chiede di concedere altro tempo alla pianta. Nel frattempo, egli stesso si darà da fare di più e meglio perché dia frutto. Quel fico rappresenta ciascuno di noi, la cui vita di fede è innestata e si alimenta nella Chiesa. Dalla parabola comprendiamo che al Signore interessa la mia persona: Egli vuole verificare se la mia vita si è conformata agli insegnamenti del Vangelo, se sto cominciando ad assumere la natura di Cristo. La nostra inadempienza è sotto i nostri occhi ogni giorno: siamo deboli, peccatori, mormoratori, schiavi di ogni cupidigia, incostanti (seconda lettura). Ma il vignaiolo che si prende cura di noi ha pazienza, e mette in gioco la sua vita pur di condurci al “paese dove scorre latte e miele” (prima lettura). “Vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre; Gesù Cristo giusto” (1Gv 2,1). “Lascialo ancora quest’anno”, chiede il vignaiolo. E questo perché “io non godo della morte dell’empio, ma che desista dalla sua condotta e viva” (Ez 33,11). La riflessione di Gesù sulle disgrazie dei Galilei e dei diciotto, periti sotto la torre di Siloe, ci predispone a comprendere e gustare l’amore di Cristo e la misericordia del Padre. Egli non castiga: le disgrazie avvengono, le sofferenze si presentano, la vita su questa terra finisce. Come ci troviamo quando ciò accade? Chi abbiamo scelto come alleato nella battaglia della vita? È un monito d’amore quello che ci fa il Signore oggi: Egli aspetta tutto il tempo necessario per averci solo per sé e renderci felici, ma non può fare nulla di fronte a un nostro rifiuto. Il “perirete tutti allo stesso modo” ricorda un altro ammonimento: “Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10,28). Consegniamo dunque la nostra esistenza al Dio che fa essere; a Colui che dà vita a tutte le cose.