Il brano evangelico di questa domenica parla di tre argomenti distinti: Gesù anticipa la sua passione, i discepoli discutono di chi sia il primo tra loro, Gesù si mostra amorevole con i bambini. Analizziamo il secondo.
Capita anche a noi, nelle nostre relazioni, di valutare i rapporti di forze? Più di quanto non sembri. Al lavoro cerchiamo di dare il meglio di noi stessi (per essere anche migliori degli altri?); comunque facciamo in modo di non farci mettere i piedi in testa da nessuno, se possibile di farci stimare da qualcuno; in ultima istanza tentiamo almeno di salvare la nostra posizione, i nostri piccoli privilegi. In famiglia vorremmo essere considerati di più per quello che facciamo, o consideriamo poco quello che fanno gli altri (perché abbiamo già deciso chi è il più grande). Con la moglie o il marito… Nel condominio… In palestra… In ogni ambito della nostra vita, a ben guardare, abbiamo l’aspirazione di primeggiare. Certo, siamo cristiani. E allora qualche volta ci ricordiamo che per essere i primi dobbiamo diventare gli ultimi, che è necessario mettersi a servizio. Con un limite: quello dettato dal nostro istinto di sopravvivenza. Se la mia vita (la mia dignità, la mia autostima) viene messa in pericolo, reagisco e mi divincolo, mordo, strillo, scappo, attacco a mia volta. È quello che Gesù, coscientemente, rinuncia a fare, mettendo in gioco anche la sua vita. Se ne parla nella prima parte del Vangelo di questa domenica. Gesù si consegna nelle mani degli uomini e accetta anche di essere ucciso. Perché lo fa? Perché è masochista? Perché è privo dell’istinto di sopravvivenza? No, è che si fida del Padre, che lo risorgerà: gli darà una vita più piena, che non ha termine, che non è limitata e invischiata da rapporti di forza, dal bisogno di fare di tutto per preservarla. Alla base c’è un rapporto di piena fiducia – fede – nel Padre. È l’atteggiamento dei bambini (l’ultima parte del vangelo). Cosa li rassicura nella loro debolezza? La certezza di un padre (e una madre) che ha cura di loro. Chi accoglie questo atteggiamento e lo fa suo, accoglie l’essenza dell’atteggiamento di Gesù; e di conseguenza accoglie la presenza di un Padre nella sua vita.