La quarta domenica del Tempo di Pasqua è chiamata “Domenica del Buon Pastore”. Gesù parla di sé definendosi il buon pastore: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10,11). Nel dirsi il buon pastore Gesù allude al suo mistero pasquale riferendosi al dono della vita compiute sulla croce. Comprendiamo allora che la cura pastorale della Chiesa sgorga dalla Pasqua e l’unico e autentico pastore delle Chiesa è il Cristo risorto.
L’insegnamento di Gesù continua: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (Gv 10,14). Il Buon Pastore rivela che tra noi e Lui c’è una relazione profonda e proprio questa intimo legame che il Buon Pastore ha con le sue pecore è la ragione del suo dare la vita per noi: è l’amore di Dio per ciascuno di noi il motivo del suo donarsi senza limiti per la nostra salvezza. L’immagine del Buon Pastore, perciò, esprime questo nucleo centrale della fede cristiana.
La relazione d’amore tra il Buon Pastore e le pecore è legata alla relazione d’amore che c’è tra il Padre e il Figlio. Tutto quello che il Signore Gesù compie per noi è un prolungamento della vita intima del Dio trino e unico. Non solo, è anche un attrarci dentro la vita di Dio: noi non rimaniamo estranei, non siamo degli spettatori ma chiamati a essere parte dell’amore tra il Padre e il Figlio e ciò si compirà gradualmente nella nostra vita se ciascuno di noi si riconosce appartenente al Buon Pastore e si lascia guidare dalla sua voce: «Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore» (Gv 10,16).