Mentre si avvicina la conclusione dell’anno liturgico la liturgia invita a volgere lo sguardo verso la fine dei tempi; così, dopo aver ascoltato l’invito alla vigilanza e ad essere pronti per l’arrivo dello sposo – la parabola delle dieci vergini –, questa domenica la Parola del Signore ci invita a prendere in considerazione una realtà per noi un poco scomoda, di cui si parla raramente ma che è parte della nostra fede: si tratta del giudizio cui saremo sottoposti alla fine della nostra vita (giudizio particolare) e del giudizio che avverrà quando il Signore glorioso tornerà alla fine dei tempi (giudizio universale). Infatti, il Vangelo di questo domenica nella quale ascolteremo la “parabola dei talenti” parla proprio di questo facendo conoscere quello che succederà. Inizia così: «Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni» (Mt 25,14); poi continua: «Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro» (Mt 25,19).
Ai servi del padrone sono consegnati i talenti in misure diverse: ad uno cinque, all’altro due e all’ultimo uno. I servitori, al ritorno del padrone, sono giudicati su come hanno amministrato questi talenti. Notiamo che il padrone non dice loro cosa devono fare ma si limita a consegnare ai servi i suoi beni. Tuttavia, i primi due servi restituiscono al padrone tanto quanto hanno ricevuto perciò vengono giudicati fedeli e, dunque, prendono parete alla gioia del padrone. Invece, l’ultimo servo restituisce solo il talento che ha ricevuto e, a causa di questo, il padrone lo giudica malvagio e pigro e, così, viene gettato nelle tenebre dove è pianto e stridore di denti.
Ciascun credente ha ricevuto nel Battesimo il dono della fede che è il dono della relazione diretta con Dio attraverso la Chiesa. Alla fine della nostra vita saremo giudicati su come avremo “amministrato” questo dono, saremo giudicati sulla qualità della nostra relazione con Dio. Dio è solo qualcuno che pretende da me l’osservanza di una legge (come pensa il servo malvagio)? Oppure la mia relazione con Lui ha quella confidenza e intimità che c’è nella relazione tra il Padre e il Figlio? Così hanno vissuto i servi fedeli e hanno ricevuto la gioia del loro padrone.