Gli astri si oscureranno, nel giorno della venuta del Figlio dell’Uomo, perché la sua luce sovrasterà le altre. Così, infatti, è accaduto al momento della morte di Gesù in croce. “Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio” (Mc 15,33). Il ministero di Gesù sta terminando, deve manifestarsi il Messia: Gesù prepara i discepoli all’evento. La Morte e Risurrezione di Cristo devono risplendere sopra ogni insegnamento fin qui impartito; superare ogni miracolo fino ad ora compiuto. Tutto questo deve passare in secondo ordine, per lasciare spazio all’annuncio del Kerigma. Il Vangelo di oggi è un monito anche per noi: bene la partecipazione ai gruppi parrocchiali, le manifestazioni della pietà popolare, le iniziative caritatevoli, l’impegno dei cristiani nel sociale. Validi il servizio agli altri, le liturgie ben curate, le devozioni personali. Ma sono tutti strumenti che devono condurre al centro: Cristo, morto e risorto, ci dona una natura nuova, la Sua. Come deve essere questa natura, possiamo dedurlo dai Vangeli della Passione: umile, remissiva, misericordiosa; disponibile all’annientamento di sé; che non si oppone al Male.
Di fronte a un uomo così, “le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”. “Come molti si stupirono di Lui – tanto era sfigurato… i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, perché vedranno un fatto mai ad essi raccontato” (Is. 52,14-15). È una religione nuova il Cristianesimo, perché propone una nuova umanità, fuori dalla logica e dal buon senso. E sconvolge. Quando si vede un cristiano che perde la vita per il prossimo, perdona le offese, ama il nemico, accetta la persecuzione, non reagisce al male, si rimane senza parole: si è di fronte a qualcosa di “apocalittico”, come appunto gli eventi narrati nel Vangelo odierno.
Ma la Buona Notizia non sarebbe tale se tutto si esaurisse nella morte di Cristo e, di conseguenza, nel nostro annientamento personale. Che tristezza sarebbe! No. Cristo è morto ed è risorto: nella natura nuova che ci viene donata c’è anche questa seconda parte. Anche noi risorgiamo: ora, oggi. Se amiamo, accettando di far morire il nostro io, la vita prende un’altra piega: diventa bella, ricca di senso. E questo ci dà la vera gioia, “la felicità piena e duratura” che la preghiera di Colletta chiede al Signore.