All’inizio del Tempo Ordinario, concluso il Tempo di Natale, la liturgia ci fa ancora sostare sulle rive del fiume Giordano in compagni di Giovanni Battista e i suoi discepoli. Il racconto dell’evangelista Giovanni, che in questa domenica ci viene offerto, ha il sapore di quei fatti ben impressi e vivi nella memoria perché sono quei fatti che hanno cambiato la vita e le hanno dato un insperato significato. Questo il suo racconto: «Giovanni [Battista] stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,35-39).
Tutti noi, come Giovanni e Andrea, desideriamo conoscere dove dimora Gesù. La vita cristiana consiste nel continuo desiderio di dimorare presso di lui e in una ricerca continua del luogo in cui egli dimora. In particolare tutto questo si realizza nella Divina Eucaristia. Essa è l’incontro profondo con lui, è un dimorare reciproco tra noi e lui. Per questo motivo nella Chiesa l’Eucarestia è conservata al di fuori della celebrazione della Santa Messa. Se nella Messa e nella comunione eucaristica si compie l’incontro più grande tra noi e il Signore Gesù proprio la grandezza di tale incontro esige che esso possa prolungarsi nell’adorazione personale e silenziosa nella quale noi possiamo divenire sempre più consapevoli del dimorare di Cristo dentro di noi e tra di noi.