Oggi celebriamo la Solennità dell’Ascensione del Signore che conclude il tempo delle apparizioni ai discepoli del Risorto come ci ricorda la lettura degli Atti degli Apostoli: «Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio» (At 1,3). Terminati questi quaranta giorni « fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,9). In tal modo il mistero che oggi celebriamo ci invita a volgere in alto il nostro sguardo dove Gesù glorificato siede alla destra del Padre ma, nello stesso tempo, questo sguardo verso il cielo mette in noi un dinamismo missionario che squarcia il nostro cuore alla dimensione del mondo.
Di questa missione parla il Vangelo: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,15-18).
Si tratta di una missione immensa che supera le forze della nostra povera umanità. Ma nello stesso tempo è una missione che ci viene affidata da Dio e che può realizzarsi solo attraverso la forza che Egli concede. Sì, Cristo ascende al Cielo ma non abbandona i suoi amici, non abbandona la Chiesa: riamane vivo e presente in essa attraverso una dinamismo nuovo cui la liberà di ciascuno di noi è sempre e di nuovo provocata a scoprire ed aderire.