All’inizio di un nuovo anno pastorale pubblichiamo una riflessione dell’allora Prof. Ratzinger, ora papa emerito Benedetto XVI, sulle realtà essenziali della vita cristiana
“La liberazione fondamentale che la Chiesa può darci è di stare nell’orizzonte dell’eterno, di staccarci dai limiti del nostro sapere e potere. La fede stessa, nella sua grandezza e ampiezza, è perciò continuamente la riforma essenziale di cui abbiamo bisogno; a partire da essa dobbiamo continuamente verificare gli ordinamenti autonomamente prodottisi nella Chiesa. Ciò significa: la Chiesa deve essere il ponte della fede e non può – specialmente nelle sue forme di vita associata – diventare fine a se stessa. Oggi, anche in settori alti della Chiesa, è diffusa qua e là l’opinione che una persona sia tanto più cristiana quanto più è coinvolta in attività ecclesiali. Si pratica una specie di terapia ecclesiale di occupazione; per ciascuno si cerca un gruppo o comunque una qualche attività nella chiesa.
Può essere che uno eserciti ininterrottamente attività legate a gruppi ecclesiali e tuttavia non sia cristiano. Può essere che uno viva semplicemente della Parola e del sacramento e pratichi l’amore che scaturisce dalla fede, senza mai apparire legato a gruppi ecclesiastici senza mai essersi occupato di novità di politica ecclesiastica, senza aver partecipato a sinodi e avere in essi votato – e tuttavia sia un vero cristiano. Non abbiamo bisogno di una Chiesa più umana, ma di una Chiesa più divina, allora essa diventerà anche veramente umana. E perciò tutto ciò che nella Chiesa è fatto dagli uomini si deve riconoscere nel suo puro carattere di servizio e passare in secondo piano rispetto a ciò che è in essa l’essenziale.
Josef Ratzinger