Biografia
Don Marino Gallina nasce a Venezia il 19 ottobre 1956.
Trascorre la sua fanciullezza e adolescenza nell’isola di Murano nella Parrocchia di S. Donato. Entra in seminario a Venezia nel 1970. Dopo un periodo di esperienza pastorale nella parrocchia di San Lorenzo martire a Mestre viene ordinato presbitero il 27 giugno 1981 nella Basilica della Salute a Venezia.
Esercita il ministero come Vicario Parrocchiale nelle parrocchie di Santa Maria Maddalena a Oriago, di Santa Maria Ausiliatrice a Jesolo, e dei SS. Gervasio e Protasio a Carpenedo. Per un anno è assistente aggiunto dell’A.C.R. diocesano.
Nell’ottobre del 1992 diventa parroco di S. Pietro a Murano.
Nel gennaio 2003 viene nominato parroco della Parrocchia di S. Maria di Lourdes a Mestre.
Nel giugno 2011 il card. Scola lo nomina presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero.
Nell’ottobre 2012 viene nominato dal patriarca Francesco Moraglia Penitenziere patriarcale e Canonico residente del Capitolo della Basilica Cattedrale San Marco.
In questo periodo esercita anche il ministero di Amministratore Parrocchiale delle parrocchie di San Luca, Sant’Elena Imperatrice, San Pantalon martire e di San Nicola da Tolentino a Venezia.
Il 28 giugno viene designato parroco del Sacro Cuore di Gesù a Mestre e Canonico Emerito del Capitolo Metropolitano di San Marco.
Continua a conservare la presidenza dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero.
Intervista di alcuni ragazzi delle medie
Nome: don Marino Gallina (cognome un po’ buffo, ma importante!)
Nato a Venezia, più precisamente a Murano, il 19 ottobre 1956
Ordinato sacerdote il 27 giugno 1981.
Quando hai pensato di diventare sacerdote?
In verità abbastanza presto, da bambino. Quando era a scuola dalle suore dorotee, per prepararci alla festa di santa Dorotea c’erano delle giornate di preghiera e le suore ci mandavano a pregare a turni nella chiesetta che avevano. E io ho detto alla suora: “Adesso vado a pregare, ma non so cosa dire, mi annoio!”. E lei mi ha risposto: “Chiedi al Signore di diventare sacerdote!”. Io sono andato là, senza pensarci tanto e questo ho chiesto. Poi sono successe tante cose, io non mi ricordavo nemmeno più questo fatto… In terza media ho ricominciato a ripensarci, anche perché ho incontrato un sacerdote che mi ha invitato a fare qualcosa di più per il Signore, per gli altri…
Quali sono state le esperienze decisive per la tua vita? E le persone importanti?
Sicuramente i fratelli e i genitori; qualche amico, qualche sacerdote che mi ha aiutato in parrocchia, quando avevo la vostra età, in parrocchia, che mi hanno aiutato a crescere a capire cosa fare nella vita… E poi incontro sempre persone importanti, in ogni luogo in cui sono stato, persone che continuo a portare nel cuore.
In quali parrocchie sei stato?
Sono stato in diverse parrocchie come sacerdote. A Oriago, Santa Maria Maddalena; a Jesolo, Santa Maria Ausiliatrice; a Carpenedo, Santi Gervasio e Protasio; come parroco a Murano, San Pietro; infine, qui vicino, a Santa Maria di Lourdes in via Piave. Sono anche Presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.
Cosa significa essere il parroco?
Il parroco è una persona che, in una porzione di una città, deve annunciare il Vangelo e cercare di costruire una comunità di cristiani: con la celebrazione dei Sacramenti prima di tutto! Il parroco aiuta le persone a diventare sempre più amiche di Gesù e a dire a tutti che è bello vivere secondo il Vangelo. Non è un compito proprio facile! Anche perché le persone sono tante e non è facile raggiungere tutti, ricordarsi di tutti… la parrocchia è come una grande famiglia, meglio ancora è una famiglia di famiglie e il parroco è un po’ come il capo-famiglia; pensiamo al papà, alla mamma, che cercano di far crescere la loro famiglia. Per questo il parroco va aiutato, bisogna pregare per lui, dargli una mano, come avviene a casa: man mano che si cresce si aiuta il papà e la mamma. Così avviene in una parrocchia: tutti devono dare una mano, altrimenti non si va da nessuna parte.
Cosa hai pensato quando il Patriarca ti ha dato questo incarico?
Al momento non ho pensato niente… pensavo che non sarei più andato in una parrocchia, perché vivevo a Venezia, vicino al Patriarca, facendo delle cose non legate alla vita di una parrocchia, ma dell’intera diocesi. Quando il Patriarca mi ha chiesto di venire al Sacro Cuore sono rimasto un po’ così, ma adesso sono contento!
Cosa ti aspetti da questa esperienza al Sacro Cuore?
Non so cosa rispondere… Mi aspetto di crescere io, prima di tutto, per diventare un cristiano più autentico; e poi, se possibile, di aiutare gli altri a fare qualcosa di bene.
Dicci qualche motivo per cui vale la pena seguire il Signore Gesù…
I motivi sono tanti… Quando qualcuno legge il Vangelo (non solo lo legge, ma ci pensa, se lo fa spiegare…) si accorge che una proposta di vita come quella che fa Gesù non si trova da altre parti. Accade come quando hai sete: puoi bere a una fonte di montagna, a una sorgente dove l’acqua è pura, fresca e buona; oppure ti capita di bere un bicchiere d’acqua da un rubinetto dove l’acqua è calda, piena di cloro, schifosa… Cosa preferisci fare? Bere dalla fonte o dal rubinetto arrugginito? Uno si accorge che nella vita seguire Gesù è come bere a una fonte sempre cristallina, che disseta veramente! Perché Gesù ti fa capire che la vita è sempre un’avventura stupenda, e che nonostante tutti i problemi rimane sempre qualcosa di bello e di grande.
Un altro dei motivi è questo. Nessuno mi sa dire cosa succede dopo la mia morte, che mi fa tanta paura… Gesù mi dice: “non avere paura di morire perché la morte non ti distrugge la vita se tu sei mio amico. Io sono il Figlio di Dio; sono la sorgente, l’inventore della vita. Se tu stai con me, anche nel momento della morte la vita sarà più forte della morte!”. Questo è il motivo più grande per cui vale la pena seguire Gesù.
Quanto più cominci a conoscere Gesù tanto più ti innamori di lui, sei affascinato da Gesù… Se sono affascinato da Gesù allora faccio di tutto per seguirlo, perché ho capito che ne vale la pena, perché la vita, senza di lui, diventa noia e tristezza. La Messa ti fa incontrare realmente Gesù: quando riesci a capire questo, allora sei contento di andarci e la Messa ti dà la forza per vivere tutta la settimana, tutta la tua vita.