Presentazione di don Federico
È dalla sera di domenica 25 giugno – quando il Patriarca mi ha detto che sarei venuto nella nostra parrocchia del Sacro Cuore – che ho iniziato a pregare per tutti voi ed ora quei volti sconosciuti che ponevo di fronte al Signore iniziano, poco a poco, a svelarsi. Chiedo a Lui che mi conceda di riconoscere i tratti del Suo volto nei vostri poiché è seguendo il Signore Gesù che sono approdato in questa comunità. Di questo sono lieto e Lo ringrazio.
Questa consapevolezza mette nel mio cuore una grande pace ma anche una grande trepidazione. Pace poiché è il frutto dell’obbedienza alla volontà del Signore: per me questa destinazione è del tutto inattesa ma proprio questa è, per così dire, la “firma di Dio”. Se noi obbediamo al Signore, accettiamo di seguirLo Egli non può far mancare il Suo aiuto.
Trepidazione poiché il desiderio che ho nel cuore è quello di poter crescere tutti assieme nella conoscenza e nella passione per Cristo. Il nostro incontro è per questo: perché assieme ci educhiamo, ognuno secondo la propria vocazione, a riconoscere Cristo come il significato ultimo della nostra esistenza così come scrive San Paolo nella Lettera ai Colossesi: «Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,27).
Aiutiamoci in questo a partire dalla preghiera reciproca: io non farò mancare la mia per tutti voi e così anche voi pregate per me, per don Marino, don Paolo e il diacono Daniele.
Camminiamo «dunque nel Signore Gesù Cristo, come l’avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede» (Col 2,6-7). La Beata Vergine Maria, nostra Madre, lo conceda a tutti noi con la Sua intercessione.
don Federico
Intervista di alcuni ragazzi delle medie
Nome: don Federico Bertotto
Nato a: Mestre, il 16 novembre 1983, nella parrocchia di San Marco.
Ordinato sacerdote il 18 giugno 2016.
Quando hai pensato di diventare sacerdote?
La prima volta che ho intuito nel mio cuore il desiderio di diventare sacerdote ero in IV elementare. Durante la ricreazione nella scuola che frequentavo un mio amico è venuto a dirmi: “Vorrei diventare prete!”. E io ho risposto: “Anche io!”. Da quel momento è rimasto nel mio cuore questo desiderio. Dopo non lo sono diventato subito… Ho custodito negli anni questo dono che il Signore mi ha fatto.
Sei entrato in seminario a 26 anni, dopo esserti laureato… Come mai?
Ci ho messo un po’ di tempo a entrare in seminario… Il Signore ha voluto farmi maturare sia umanamente sia spiritualmente, crescere, rimanendo all’esterno del seminario. Il Signore ha voluto condurmi per questa strada un po’ diversa. Anche perché io non ero del tutto sicuro, pur avendo questo desiderio; e quindi ho voluto aspettare anche perché nel frattempo avevo altri progetti, altre idee… Ci sono tanti interessi quando si cresce! Avevo deciso di continuare ad approfondire meglio questo desiderio di vocazione che avevano nel cuore e nel frattempo mi sono iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza a Padova. Ho fatto il mio percorso universitario e in quegli anni ci sono stati tanti incontri, tanti eventi, che mi hanno aiutato a crescere e a focalizzare meglio questo antico desiderio. Così sono arrivato alla fine dell’Università che avevo le idee abbastanza chiare e così sono entrato in seminario.
A tanti altri preti in questi ultimi anni è accaduto come a me!
In quali parrocchie sei stato?
Come seminarista sono stato per due anni nella Parrocchia di San Giuseppe, in viale San Marco; poi per due anni a San Nicolò dei Mendicoli e all’Angelo Raffaele, a Venezia; poi altri due anni a Jesolo, San Giovanni Battista. Dopo essere stato ordinato sacerdote il giugno scorso non ho avuto subito una parrocchia: ero disponibile a fare il “jolly” e ho girato tante parrocchie, da Mira a Caorle, e questo mi ha permesso di vedere come è fatta la nostra diocesi. Di fatto, questa del Sacro Cuore è la prima parrocchia che mi viene data.
Che importanza ha avuto e ha lo studio nella tua vita?
A me studiare piace! Alle volte è stato anche faticoso, ma mi è sempre piaciuto. Non solo ciò che è parte del percorso scolastico, ma anche seguire i miei interessi. Per esempio, la musica classica, la Storia dell’Arte, la Storia in genere… È bello, perché così uno si arricchisce… E poi per un prete è importante studiare perché un sacerdote deve annunciare il Vangelo! E questo è una ricchezza infinita, che non si esaurisce mai. Lo studio, accompagnato alla preghiera, permette al sacerdote di poter attingere a questo tesoro sempre cose nuove o, meglio: di dirle meglio, in maniera più approfondita, in modo da incontrare di più le esigenze di oggi delle persone. Ecco perché lo studio per un prete è importante anche ai fini del suo servizio e del suo ministero.
Quali sono state le esperienze importanti nella tua vita?
È una domanda un po’ difficile… L’esperienza decisiva per la mia vita probabilmente sono stati proprio gli anni dell’Università a Padova, perché è stata fondamentalmente la prima volta in cui ho dovuto arrangiarmi. Nell’affrontare un percorso di studio piuttosto difficile, in un ambiente dove non c’erano tante persone disposte ad aiutarti… E questo mi ha permesso di affrontare alcune mie paura, alcune difficoltà e sono cresciuto umanamente! Poi, l’altra esperienza molto importante è stato, sempre in quel periodo, il frequentare un gruppo diocesano dove ci si incontrava, con altri ragazzi e ragazze che avevano come me questo desiderio di dedicare la loro vita a Dio. Questo gruppo era seguito dal Patriarca Angelo Scola. Ascoltare gli insegnamenti che venivano impartiti e confrontarsi quotidianamente con quello che questo gruppo richiedeva, prendere sul serio la proposta di questo gruppo, a me ha permesso di mettere in chiaro molte cose della mia relazione con Dio, cosa significa essere cristiani, quale sia l’importanza per ogni uomo l’amicizia con il Signore Gesù.
Raccontaci la tua giornata tipo:
Di solito mi sveglio alle cinque e mezza e mi sistemo per la giornata… Dopo, inizio la preghiera del mattino (Ufficio delle letture e Lodi). Poi, faccio mezz’ora di meditazione, un confronto con il Vangelo del giorno. Segue la colazione; ancora un po’ di tempo in cui leggo qualche lettura dei Padri della Chiesa; la Messa, che celebro in genere al mattino, alle otto. In una mia giornata tipo andrò a Venezia, in seminario, che è il luogo in cui continuo a compiere questi studi in diritto canonico che il Patriarca mi ha chiesto di portare a termine. Verso mezzogiorno prego Ora media; c’è tempo per una lettura spirituale, una biografia di un santo; poi il pranzo e, a seguire, una ventina di minuti di riposino, altrimenti prendo sonno… Verso le due e mezza riprendo a studiare, oppure vado a lezione; nel pomeriggio dedico del tempo a preparare le attività di carattere pastorale che mi vengono chieste.
Quando è sera, verso le 18, rientro in parrocchia; mezz’oretta prego davanti al tabernacolo, dove c’è Gesù, e poi i Vespri. C’è la cena e nel dopo cena spazio per gli incontri parrocchiali. Di solito vado a letto verso le 10 e mezza. Durante la giornata cerco anche di pregare il Rosario.
E la TV?
La guardo poco, perché non c’è molto di interessante e non mi avanza molto tempo…
Quali sono gli aspetti che ti senti chiamato a coltivare nella nostra parrocchia?
Una domanda difficile… Non si può rispondere in maniera astratta: non dobbiamo imporre programmi dall’alto, ma quello che chiedo al Signore è che mi faccia vedere e capire bene quello che vuole che io faccia in questa parrocchia in questa comunità. Com’è che si può scoprire questo? Non elaborando a tavolino, chiuso nel mio studio, iniziative per sistemare le cose; lo si scopre essendo partecipi della vita comune, quotidiana, normale, delle persone di questa parrocchia. Chiedo al Signore che ci aiuti a vederlo e a saper rispondere a questo secondo la sua volontà.