La conversione è un atteggiamento essenziale e permanente nella vita di ogni cristiano. Ogni rito, ogni preghiera è autentica soltanto se si radica in un sincero sforzo per adeguare sempre più la propria vita ai valori evangelici. Da qui il primato del pentimento interiore senza il quale non ci può essere alcun sacramento di salvezza. Tra gli atti del penitente, la contrizione occupa il primo posto. Essa è “il dolore dell’animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire”.
Quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta “perfetta”. Tale contrizione rimette le colpe veniali, ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale.
E’ la verità della conversione interiore che conduce alle manifestazioni esteriori della penitenza. Dio guarda il cuore e il sincero pentimento è già garanzia del suo perdono. Ma proprio perché sincero, come ogni altro vero sentimento umano, anche il pentimento esige di essere espresso esternamente. E’ ciò che la Chiesa propone con le diverse opere e celebrazioni penitenziali e in particolare con il sacramento della Penitenza.