In questa domenica, 11 febbraio 2018, Memoria della Madonna di Lourdes, con tutta la Chiesa celebriamo la XXVI Giornata Mondiale del Malato che ha come tema “Mater Ecclesiae: “Ecco tuo Figlio…. Ecco tua Madre – E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19, 26-27).
La prospettiva nella quale si colloca il tema è al vertice del dramma cristiano. La scena è quella – oscura e tragica – della crocifissione di Gesù. Lo strazio fisico e l’umiliazione morale e spirituale del suppliziato si snodano fra il dolore di pochi, l’aberrazione di chi tenta la sorte per spartirsi i poveri panni del Signore e i distinguo sofistici di chi vorrebbe cambiare il titolo della condanna scritta da Pilato. Una scena da brividi, la quale non deve apparire sfumata dal tempo, se solo prestiamo pietosa attenzione alle migliaia di calvari anonimi a cui ci stanno abituando questi tempi di violenza diffusa e generalizzata.
A questo riguardo l’esperienza ecclesiale non parte da zero. Ascoltiamo Papa Francesco: “Devo dire in primo luogo e come dovere di giustizia, che l’apporto della Chiesa nel mondo attuale è enorme. Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i nostri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore: aiutano tanta gente a curarsi o a morire in pace in precari ospedali, o accompagnano le persone rese schiave da diverse dipendenze nei luoghi più poveri della Terra, o si prodigano nell’educazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o cercano di comunicare valori in ambienti ostili, o si dedicano in molti altri modi, che mostrano l’immenso amore per l’umanità ispiratoci dal Dio fatto uomo”.
E tuttavia la consapevolezza di questa bella storia non ci deve lasciar tranquilli. La Giornata Mondiale del Malato ha quindi lo scopo di rinnovare la santa inquietudine di Cristo che porta a termine la missione del Padre, invitando i discepoli a guardare, riconoscersi, amare a farsi carico l’uno dell’altro.